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Un altro (d)anno

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Valentina Tomirotti

Un altro (d)anno

Da novembre, mese in cui Valentina urla il suo primo vagito, a ottobre: un anno al contrario. La nascita, l’infanzia, la scuola, la famiglia, le gioie, gli amori, il sesso e un po’ di dolori. Né un diario, né un calendario, dodici mesi che parlano di una vita vissuta comodamente seduta su quattro ruote. Nessun caso clinico, solo la narrazione vivida e impertinente di una vita che incontra ostacoli a volte più imponenti delle barriere architettoniche, cercando di rendere stabile qualcosa che è nato in bilico. Non un’autobiografia, ma il racconto di dodici mesi lunghi trentasei anni. Un lunario un po’ lunatico e ribelle, tutto da inventare, da sfogliare o forse da spingere, come le ruote di Valentina. “È sempre stata una questione di ruote, della loro grandezza: il loro raggio, l’ampiezza delle mie azioni che cambiavano a ogni pit-stop di crescita. Le ruote sotto al sedere, le ruote in testa, ma soprattutto le ruote che mi portano lontano perché ho sempre bisogno di scappare, andare, un moto a luogo qualsiasi, perché la noia è la mia ombra.” Siamo troppo abituati a considerare la disabilità come la diretta conseguenza della malattia. Invece no, la malattia è un modo diverso di passeggiare nella vita. La malattia è come la verdura: prima accetti di mangiarla tutta, prima starai meglio e finirà la punizione. Un altro (d)anno è il racconto sfacciato di come si può mangiare la verdura sapendo poi di assaggiare anche un uovo di Pasqua anonimo, con una sorpresa da montare e smontare giorno dopo giorno. A volte scappa un “wow!”, a volte è solo un pieno di cioccolata che diventerà un brufolo sfrontato, spuntato al posto giusto in un momento sbagliato.

Biografia autore

Valentina Tomirotti

Mantovana dal 1982, non scrive mai a caso e ama raccontare tutto da una visuale privilegiata: da un metro d'altezza, a cavallo della sua carrozzina che sa trasformare in un trono. Laureata in scienze della comunicazione, giornalista pubblicista, mangia comunicazione come pane quotidiano. Indossa perfettamente il rossetto, cura maniacalmente i capelli e nuota nel web anche controcorrente per lasciare un segno: affronta il tema della disabilità senza essere "un caso", ma a caso, proprio com'è la vita di tutti. Online è conosciuta come Pepitosa, sui social snocciola post ruvidi etichettati come #perdire. È blogger senza essere troppo fashion, non rinuncia mai a tenere in mano una penna per riempire interi fogli mettendo in fila parole e soffiando forte per trovare sempre un nuovo inizio.